Prima di scoprire come procedere, dobbiamo raggiungere la resistenza, che nella lavastoviglie, fatta eccezione per i vecchi modelli nei quali si trovava all’interno della vasca, per i modelli attuali, si trova al di sotto di essa. Dopo aver staccato l’alimentazione elettrica ed anche quella idrica, possiamo piegare la lavastoviglie sul retro e, svitare le viti, che fissano nella parte sottostante, una lamiera o un pannello che funge da vasca di raccolta dell’acqua in caso di perdita (non presente su tutti i modelli). Per toglierlo potrebbe essere necessario a seconda del modello, svitare le viti dello zoccolo o altro; ad ogni modo è essenziale rimuovere tutto ciò che è presente al fine di poter avere piena visione e la possibilità di lavorare in questa zona dove sono presenti tutti i componenti, tra cui la resistenza.
La resistenza di riscaldamento è racchiusa in un tubo. Si presenta come un cilindro, che al sui interno ha un altro cilindro, un tubo, che è inserito nella mandata della pompa di lavaggio da una parte ed al condotto che manda l’acqua agli irroratori dall’altro lato. Le due estremità si infilano in degli innesti o manicotti, ed ad essi fissate con delle fascette stringi tubo a clip.
Per eseguire la verifica è necessario che stacchiamo il filo di alimentazione della resistenza, che può essere formato semplicemente due innesti faston femmina, infilati negli equivalenti maschi sull’inserto, oppure da uno spinotto. Togliamo anche il faston della messa a terra (filo giallo/verde). Siamo pronti per eseguire la misurazione. Accendiamo il tester e posizioniamo il selettore sui 200 Ohm (Ω) e posizioniamo i suoi puntali rispettivamente su uno e sull’altro faston o pin, di ingresso. Non dobbiamo farli urtare mentre eseguiamo la verifica. Possiamo eseguire la misurazione anche invertendo i puntali di posizione, ma sempre senza farli urtare. Il rilevamento del dato ci indica se la resistenza va bene oppure no.
Una resistenza funzionante ha approssimativamente un valore introno ai 25 Ohm (Ω). Il valore può essere diverso in base alle specifiche tecniche del modello di resistenza, ce ne sono da 24,5 Ω, 25 Ω, 26,1 Ω ed altre. Il dato viene indicato sulla sua specifica scheda tecnica ed è un valore che viene indicato per una temperatura di misurazione di 20°C. Nel rilevamento, pertanto, ci potranno essere delle leggere differenze, ma se siamo approssimativamente intorno al valore dei 25 Ω il valore è in linea.
La resistenza di riscaldamento, che lavora con una tensione di 220/230 V ed una frequenza di 50 Hz, dispone anche di un termostato di sicurezza, che si antepone all’invio della corrente ai due poli della resistenza. Normalmente il suo contatto è chiuso, pertanto lascia passare la corrente, entra in funzione aprendo il contatto ed interrompendo il passaggio elettrico, solo nel momento in cui riscontra un riscaldamento eccessivo, oltre gli 85°C.
La misurazione con il tester, può essere presa anche sui due punti del termostato di sicurezza che deve restituire il medesimo valore, quello riscontrato in precedenza, ovvero quello intorno ai 25 (Ω). Anche se da questi controlli la resistenza risulta essere funzionante, ci potrebbe essere una dispersione, che possiamo misurare sempre col tester, del quale dovremo spostare il selettore sul buzzer (cicalino). Per questo controllo dobbiamo posizionare un puntale sul faston di terra o sulla carcassa esterna della resistenza e l’altro su uno e/o l’altro dei due faston di ingresso. Non dobbiamo riscontrare continuità, il display deve rimanere su 1 o su 0 (zero) a seconda del tipo di multimetro che stiamo utilizzando ed ovviamente nessun cicalino.
Eseguiti queste verifiche con esito positivo possiamo stabilire che la resistenza è funzionante, oppure no, anche se vi è da dire, che una dispersione si potrebbe verificare solo a temperature elevate, pertanto nel momento in cui la resistenza è in funzione.
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