Un’anomalia abbastanza diffusa nella lavastoviglie è quella relativa al processo di asciugatura, che a seconda dei casi può presentarsi con una scarsa qualità ed in altri con una assoluta assenza, con relative stoviglie bagnate al termine del lavaggio.
Prima però di parlare di difetto della lavastoviglie, è importante capire come avviene l’asciugatura e quali accorgimenti bisogna adottare per garantirne una con risultati eccellenti, al fine di identificare quei casi in cui non si è in presenza di un difetto, ma di un utilizzo non in linea con le indicazioni del prodotto. Difatti, c’è da sapere, che la qualità di asciugatura, sulla maggior parte dei modelli è di massima efficienza. Questo lo possiamo facilmente evincere leggendo i dati dell’energy label, nella quale in uno specifico pittogramma, una scala di efficienza che va dalla A alla G, ne attesta la classificazione.

Il processo di asciugatura avviene grazie all’acqua calda dell’ultimo risciacquo, in questa fase difatti la temperatura viene portata a seconda del programma a 60/65° C ed in alcuni modelli anche oltre. L’acqua calda ha una doppia azione, la prima è quella di igienizzare le stoviglie, mentre la seconda è quella di riscaldarle al punto che con il calore assimilato, terminata l’irrogazione, riescono a far vaporizzare l’acqua che vi è rimasta sopra.
Normalmente una volta terminato il ciclo di lavaggio, la lavastoviglie indica, a seconda dei modelli, con segnalazioni acustiche o simboli sul display, che il ciclo è finito. A questo punto l’interno della lavastoviglie è pieno di vapore, che andando ad impattare contro le pareti interne e lo sportello, che sono freddi, viene condensato, per poi scivolare sul fondo della vasca ed infine nello scarico. In alcuni modelli tale procedimento è agevolato da una forzatura del movimento dell’aria all’interno, praticato con l’intervento di una ventola, posta nel spessore della parete della macchina.
È consigliabile non aprire, immediatamente dopo il termine del ciclo, lo sportello, per evitare la fuoriuscita del vapore, che in primo luogo se siamo vicini con il viso, può venirci addosso; in secondo luogo, nel caso di macchine incassate sotto il top della cucina, va ad impattare contro questo ed alla lunga può danneggiarlo.
Tornando al processo di asciugatura, c’è da dire che una parte molto importante viene esercitata dal brillantante, che ha la funzione di far scivolare l’acqua dalla superfici, quindi un’azione che elimina già di suo molta dell’acqua depositatasi sulle stoviglie, ed agevolando notevolmente l’evaporazione di quella residua. Una prima causa di una scarsa asciugatura è quindi riconducibile all’assenza di brillantante o ad un suo scarso impiego. In questo caso dobbiamo regolare il selettore del brillantante su una quantità maggiore.

Se non si riscontra nessuna differenza e troviamo sempre delle gocce di acqua o del calcare sulle stoviglie, potrebbe esserci un difetto all’irroratore stesso, che non adempie al suo compito.
Altro fattore molto importante è il posizionamento delle stoviglie, che deve essere tale da consentire lo scivolamento dell’acqua e non il mantenimento. Tutte le stoviglie, coperchi ed oggetti che possono contenere l’acqua devono essere rivolti verso il basso in modo da non consentire il deposito.
Infine bisogna ricordare che non tutti i cicli, sono programmati per l’asciugatura, ciò significa che non viene eseguito un ultimo risciacquo ad alta temperatura e conseguentemente l’acqua non vaporizza per poi condensare.
Un’ultima distinzione deve essere fatta per il materiale delle stoviglie, difatti alcuni, come la plastica ed i materiali antiaderenti, trattengono maggiormente l’acqua ed il calore assorbito è inferiore rispetto a quello dei piatti o di stoviglie in acciaio, e consentono una evaporazione inferiore.
Nei casi in cui tutte queste accortezze sono state osservate, e si è sempre in presenza di una scarsa asciugatura, la problematica può essere ricondotta a delle questione tecniche di funzionamento. La prima è quella di cui abbiamo già fatto cenno, ovvero il dosatore di brillantante. La seconda invece è riconducibile alla temperatura dell’acqua dell’ultimo risciacquo, che può non raggiungere, sebbene calda, un adeguato grado di calore, e quindi non generare il processo finale di cui abbiamo parlato. In questo caso ci può essere un difetto sulla sonda che rileva la temperatura, sulla resistenza, che magari è piena di calcare o di natura elettronica.