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Cosa trovi in questo articolo Differenza tra aerazione e ventilazione Obblighi sul foro di aerazione in cucina A cosa servono i fori di aerazione cucina gas Quanti fori per la presa aria cucina bisogna fare |
Aerazione e ventilazione sono i due termini che si usano quando ci si deve attenere alla disposizioni di legge, secondo le normative vigenti, per montare un piano di cottura o una cucina da posizionare liberamente in un ambiente. Sono due termini considerati sinonimi nella lingua italiana, ma quando sono riferiti alla cucina ventilazione e aerazione assumono un significato diverso e specifico.
L'aerazione della cucina si riferisce al ricambio dell'aria all'interno dell'ambiente cucina, ovvero dove è montato il piano di cottura o la cucina, un ricambio che consente all'aria esterna di entrare ed a quella interna di uscire in modo naturale, in generale attraverso aperture come finestre, porte o fessure ma nello specifico della normativa (D.M. 21 aprile 1993) attraverso i fori di aerazione.
La ventilazione riguarda l'uso di apparecchiature o sistemi per spostare l'aria in modo forzato. Nella cucina, la ventilazione viene spesso realizzata tramite l'installazione di una cappa aspirante, un dispositivo che cattura e rimuove i fumi e gli odori dalla cucina. La cappa collegata ad un canale di esalazione o ad un condotto di espulsione dei vapori di cottura, elimina il tutto direttamente verso l'esterno. In alternativa alla cappa può essere impiegato un elettroventilatore con una portata d’aria tale da garantire il ricambio d’aria da 3 a 5 volte il volume della stanza, da fissare in alto nella parete della cucina, collegato direttamente all'esterno, oppure in una condotta di esalazione a suo uso esclusivo, in modo da poter espellere particelle e odori indesiderati all'esterno.
In conclusione, l'aerazione avviene in modo naturale attraverso delle aperture, mentre la ventilazione utilizza dei dispositivi elettro meccanici, per espellere l'aria all'esterno. Nell'installazione di una cucina, spesso si utilizzano entrambi i metodi per garantire una corretta circolazione dell'aria e la rimozione efficace di fumi, vapori e odori.
Quando è obbligatorio il foro di aerazione in cucina? In realtà la normativa non impone obbligatoriamente di fare i fori, ma che l'ambiente dove è installata la cucina disponga di un adeguato afflusso d'aria. Gli apparecchi dedicati alla cottura riportano una dichiarazione che recita: "Attenzione - questo apparecchio può essere installato e funzionare solo in locali permanentemente ventilati seconda la norma UNI 7129".
Questo si può ottenere oltre che con i fori con dei sistemi di ventilazione, che non hanno a che vedere con la definizione di ventilazione, di cui abbiamo parlato in precedenza, ma con dei condotti di ventilazione singoli o collettivi, in grado di prelevare l'aria da immettere nell'ambiente direttamente dall'esterno e lontano da fonti di inquinamento. Si tratta di sistemi usati principalmente in locali commerciali o in degli edifici progettati in modo specifico.
Nelle cucine dove invece non c'è questo tipo di predisposizione invece è necessario ma ancora non obbligatorio, anche se poi scopriremo che lo è, disporre dei fori di areazione. In questi due casi si parla di aerazione o ventilazione diretta, ovvero l'aria arriva direttamente dall'esterno da un collegamento diretto.
Dicevamo che i fori non sono obbligatori, ma resta l'obbligo dell'afflusso d'aria, che se non proviene dalla due fonti descritte in precedenza, in alternativa può provenire da un ambiente limitrofo. In sostanza dalla stanza che si trova accanto alla cucina. In tal caso la stanza non può essere una camera da letto, non deve essere una parte in comune di un edificio e non deve trattarsi di un locale a rischio di incendio, quale potrebbe essere un garage, un box, una rimessa o altro. Tra i due ambienti ci deve essere una fessura tale da consentire la circolazione dell’aria, inoltre l'ambiente attiguo deve possedere una aerazione diretta.
In definitiva l'aerazione in cucina è obbligatoria, sia che si pratichino dei fori, che ci siano dei canali di ventilazione o la stessa avvenga in modo indiretto da un ambiente attiguo!
A cosa servono i fori in cucina? Sicuramente una domanda che ci si pone nell'intento di volerli evitare; spesso non sono esteticamente belli e poi in inverno fanno entrare aria fredda! I fori di aerazione in cucina servono a garantire la circolazione dell'aria ed una adeguata ventilazione. In termini pratici questo si traduce in:
1) Smaltimento dei vapori e degli odori prodotti durante l'uso della cucina, così da migliorare la qualità dell'aria evitando l'accumulo di odori sgradevoli.
2) Contribuzione alla rimozione dell'umidità dovuta al vapore prodotto durante la cottura dei cibi o del lavaggio degli utensili. La loro presenza riduce il rischio di formazione di muffe e condensa.
3) Prevenzione di un eccesso di calore provocato dalla cottura dei cibi, con la circolazione diretta dell'aria, il calore in eccesso viene dissipato mantenendo l'ambiente più confortevole.
Infine ma non meno importante, i fori di aerazione possono anche consentire la dissipazione di eventuali gas dispersi in cucina. Utilizzando la cucina difatti possono essere rilasciati gas come il monossido di carbonio o gas combustibili. I fori di aerazione permettono l'ingresso di aria fresca e l'espulsione dell'aria viziata, inclusi i gas potenzialmente pericolosi. In caso di fughe di gas, la presenza di fori di aerazione ben posizionati può aiutare a disperdere il gas in modo rapido ed efficiente, riducendo il rischio di concentrazioni pericolose.
In buona sostanza, la cucina o piano cottura devono essere collocati in un ambiente nel quale c’è una circolazione d’aria necessaria alla combustione del gas. Il processo di combustione miscela gas ed aria consumandoli entrambi, generando la fiamma del fornello. Ora se l’ambiente è privo di una qualsiasi aerazione, nell’arco di un tempo variabile in base al volume della stanza ed al tempo di impiego dei fornelli e della loro quantità, l’ossigeno presente nella stanza viene consumato con una ovvia conseguenza per chi si trova nell’ambiente. L’installazione di questi elettrodomestici, deve essere effettuata secondo le norme UNI-CIG 7129 e 7131 e successivi aggiornamenti. La norma stabilisce che nel locale deve affluire tanta aria quanto ne viene richiesta dalla regolare combustione del gas e tale portata d’aria non deve essere inferiore a 6 cm2 per ogni kw di potenza installata e comunque non inferiore a 100 cm2.
Assodato che l'aerazione è obbligatoria oltre che necessaria ed utile, ci si potrebbe chiedere: dove fare il foro di ventilazione? Quale diametro deve avere il foro? Se ne può fare solo uno? Per rispondere a queste domande partiamo da quanto dice la normativa e da un esempio concreto.
Per garantire la portata minima, la normativa prevede la realizzazione di un condotto verso l’esterno, protetto da una griglia di aerazione avente una sezione utile di almeno 100 cm quadrati, con la garanzia che nessuna ostruzione, anche parziale, si possa verificare.
Inoltre al punto 3.1.4 il D.M. 21 aprile 1993 stabilisce che gli apparecchi non collegati ad un condotto di scarico diretto hanno bisogno non di una presa d'aria, ma di una seconda apertura di ventilazione con diametro minimo di 100 cm2, di cui uno serve per l'aria comburente e di ventilazione ed il secondo per lo scarico dei prodotti della combustione. Questo vuol dire che una cucina o un piano di cottura non dotato di un sistema di eliminazione dei fumi diretto con l'esterno, parliamo di una cappa aspirante o altro equiparabile, ad esempio un elettroventilatore posto in alto, necessita del secondo foro di areazione. Se c'è una cappa filtrante è necessario il secondo foro. Ribadiamo il primo foro in basso serve a far entrare l'aria necessaria al ricambio ed alla combustione del gas metano o gpl che sia, il secondo posto in alto ad eliminare fumi, odori e il residuo del gas combusto (bruciato). Se la cucina possiede un sistema di espulsione diretto all'esterno dei fumi di cottura o elettroventilatore, si può fare solo un foro in basso.
Per calcolare la quantità di aria minima necessaria per garantire la ventilazione alla cucina, riportiamo l'esempio di un piano di cottura con un fornello rapido, un semi rapido, un ausiliario ed una tripla corona. Sommando la potenza in kw dei quattro fuochi, rispettivamente 3 kw, 1,75 kw, 1 kw e 3,8 kw, otteniamo un totale di 9,55 kw. Tale dato moltiplicato per il ricambio minimo orario di 6 cm2, ci restituisce un valore pari a 57,3 cm2 di portata di aria. Nell’ipotesi in cui la cucina non sia dotata della valvola di sicurezza gas, che blocca automaticamente l’afflusso di gas in caso di spegnimento accidentale, il foro di areazione deve avere una sezione doppia fino ad un minimo di 200 cm quadrati. Per il nostro esempio il calcolo prevede una portata di 114,6 cm2. Questa grandezza del foro è necessaria anche nel caso in cui il foro non viene praticato nell’ambiente di collocazione del prodotto ma in un ambiente attiguo.
Il sistema di aerazione del locale quando progettato con due fori di aerazione, ne prevede il primo in prossimità del pavimento ad un'altezza inferiore ai 30 cm, qualora non sia possibile fissarlo a questa altezza è necessario aumentare la portata dell'aria nella misura almeno del 50% (punto d del paragrafo 3.2.1). Il secondo quando necessario viene fissato in prossimità del soffitto ad un'altezza superiore ad 1,8 metri.
Oltre ai fori di aerazione, per garantire totale sicurezza in cucina è fondamentale installare rilevatori di gas e di monossido di carbonio. Il primo è in grado di rilevare la perdita di gas nell'ambiente, sia che si tratti di gas naturale, metano, propano o butano, mentre il secondo rileva il monossido di carbonio: un gas velenoso, inodore e invisibile, generato dalla cattiva combustione di combustibili fossili, come legna, carbone, gas, benzina, ed altri. Nel nostro caso in cucina si riferisce alla combustione del gas.
In commercio esistono diverse tipologie di questi dispositivi. Si possono trovare dispositivi combinati, capaci di rilevare entrambe le sostanze, oppure unità separate. La scelta di avere due dispositivi separati è preferibile, poiché consente un posizionamento appropriato in funzione di specifiche rilevazioni. Per il rilevamento del monossido di carbonio, si consiglia di fissare l'apparecchio ad un'altezza di 1,50 metri da terra, mentre per il gas GPL il dispositivo si posiziona in basso e per il metano in alto.
I rilevatori di gas possono essere di due tipi: solo con allarme acustico e visivo o con l'aggiunta dell'elettrovalvola. Il primo è di facile utilizzo, basta semplicemente collocarlo in posizione e, a seconda che sia a batterie o alimentato a 220 V, solitamente questa è la migliore soluzione, basta solo accenderlo. Nel secondo caso, l’elettrovalvola si monta sul tubo del gas, il che comporta un lavoro tecnico da svolgere, tuttavia garantisce una sicurezza totale, poiché in caso di rilevamento di gas, chiude automaticamente la mandata. I dispositivi per la rilevazione del gas a norma devono rispondere alla normativa EN 50194-1:2009. La posizione di installazione è cruciale: in alto per il metano, che è più leggero dell’aria e tende a salire, e in basso per il GPL, che è più pesante dell’aria e tende a scendere. In caso di metano, va posizionato mantenendo una distanza di 1,50 metri dalla cucina e circa 30 cm dal soffitto, mentre in caso di GPL, sempre mantenendo la stessa distanza dalla cucina, resta a massimo 30 cm dal pavimento. La loro durata è di 5 anni. (VN783700)
I rilevatori di monossido di carbonio devono possedere la certificazione EN 50291. Essi funzionano emettendo una segnalazione acustica e visiva quando la percentuale di monossido di carbonio supera il limite previsto. Si tratta di apparecchi da installare a circa 1,50 metri dal pavimento e nelle vicinanze della fonte di emissione del monossido. Apparecchi a batteria, nella maggior parte dei casi, hanno una durata di 10 anni. (GS827)
In casa non c'è, tuttavia, un obbligo di legge che impone l'installazione di tali apparecchiature, cosa che invece è diventata obbligatoria per i proprietari di strutture adibite ad affitti brevi, bed and breakfast e simili. Infatti, con il decreto legge del 18 dicembre 2023 n. 145, tali strutture devono dotarsi di rilevatori di gas e monossido di carbonio, pena sanzioni significative. La normativa si applica sia in forma professionale che non professionale. Questo assicura che le abitazioni siano sicure sia per i residenti che per gli ospiti. Inoltre, le strutture devono possedere estintori in base al numero di stanze e metrature.
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