
In linea generale il dimensionamento di un impianto di climatizzazione consiste nell’identificare la potenza termica di cui necessita l’ambiente, in cui deve essere installato, per essere climatizzato. Valutate tutte le variabili del carico termico, si giunge alla determinazione della potenza in btu/h necessari al soddisfacimento di tali esigenze, quindi basta scegliere un climatizzatore con la potenza che abbiamo calcolato. Questo avviene con un sistema mono split, cosa diversa invece accade quando scegliamo un impianto dual o un multi split, in quanto le combinazioni di potenza tra l’unità esterna e i vari split interni possono variare e farci incorrere in delle brutte sorprese.
Un climatizzatore multi split è composto da una unità esterna e più interne, ed ognuna di queste componenti ha una potenza termica diversa, quindi è importante, una volta determinato, per ogni ambiente che abbiamo intenzione di climatizzare, la potenza necessaria, scegliere una unità esterna che abbia una potenza termica complessiva, pari alla somma di tutti gli split o perlomeno pari alla somma degli split che riteniamo dover accendere contemporaneamente. Per rendere il concetto più chiaro, facciamo un esempio pratico riferendoci prima ad un impianto trial con tecnologia on off e successivamente con tecnologia inverter. Consideriamo di dover climatizzare due camere da letto di 20 metri quadri ognuna ed una cucina di 25 metri quadrati e che nel calcolo abbiamo determinato essere necessari 8000 btu/h per le camere da letto e 11000 btu/h per la cucina. Stabiliamo ulteriormente che la condizione in cui abbiamo necessità di climatizzare i tre ambienti contemporaneamente è frequente.
Con un impianto on off, così come per uno inverter, le combinazioni che propone il mercato ci porta alla scelta di un sistema 9000+9000+12000. In entrambi i casi oltre alla potenza degli split dobbiamo porre particolare attenzione a quella dell’unità esterna, che deve essere pari alla somma dei tre split, quindi 30000 btu/h. Sembrerebbe scontato, ma in realtà non lo è, in quanto capita molto spesso di trovarsi davanti ad un motore meno potente e conseguentemente non ottenere una climatizzazione sufficiente, ci troviamo in presenza di sottodimensionamenti involontari, che non ci si aspettava. Può essere ad esempio il caso in cui l’unità esterna ha una potenza di 24000 btu/h.
Nel caso di un inverter c’è una ulteriore condizione da tenere in considerazione sulla potenza del motore, ovvero effettuare il dimensionamento sulla potenza nominale. L’inverter ha la capacità di modulare la potenza oscillando da un minimo ad un massimo. Sulla scheda tecnica vengono dichiarate le tre potenze distinte: la minima, la nominale e la massima. Per portare il concetto sul pratico possiamo trovare indicato una potenza minima di 2.2 kw (7500 btu/h), una media di 6 kw (20470 btu/h) ed una massima di 9 kw (30700 btu/h). In questo caso il climatizzatore riesce a climatizzare l’ambiente ma non è adatto o ben dimensionato, in quanto riesce ad erogare i 30000 btu/h di cui abbiamo bisogno, solo alla massima potenza, quindi con un assorbimento elettrico massimo. La minor potenza dell’unità esterna non è da considerarsi una condizione negativa, ma solo da conoscere per non commettere dei sottodimensionamenti. Ci sono infatti delle circostanze in cui cambiando una condizione di impiego: non accendiamo contemporaneamente i tre split, la macchina on off diventa sovradimensionata e quella inverter ben dimensionata.
Ora che abbiamo compreso i rapporti di potenza tra split e motore, possiamo procedere al calcolo della potenza del condizionatore utilizzando il calcolatore, nel quale inserire solo le misure degli ambienti.